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LA STORIA DELL’AZIENDA AGRICOLA DE TACCHI

 

Il riso dall’Oriente a Venezia e da Venezia all’entroterra veneto

 

La coltivazione del riso nel piccolo ed antico paese di Grantorto Vicentino, divenuto nel tempo Grantortino, coincide con la storia dell’uso di questo cereale nella Repubblica di Venezia. Venezia ricavò le sue enormi ricchezze commerciando con l’Oriente, e venne molto presto a conoscenza del riso, che importò assieme alle spezie. A quei tempi il riso non era ancora considerato un alimento, ma un medicinale e come tale venduto nelle “spezierie” (farmacie).

Quando la scoperta dell’America mise in ombra l’interesse europeo per le spezie orientali, i traffici commerciali di Venezia si arrestarono e quindi, con la diminuzione delle importazioni dall’Oriente, divenne difficile comprare il riso. Dato che il suo consumo si stava diffondendo anche come alimento, i Patrizi Veneziani, non più commercianti ma proprietari terrieri, ne vollero iniziare la produzione.

In un primo momento la Serenissima fu contraria a concedere i diritti di irrigazione necessari alla coltura, perché avrebbe perso definitivamente gli introiti derivanti dai dazi doganali e, per di più, sarebbe stato necessario scavare nuovi canali e deviare corsi d’acqua con interventi molto costosi. Quando i patrizi veneti presentarono le “suppliche” per l’ottenimento dei diritti di irrigazione, questi furono quindi concessi con grande parsimonia dai magistrati delle acque (detti “Provveditori sopra li beni inculti”).

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Antica “carta delle acque” della Repubblica di Venezia che documenta la regolamentazione dei corsi d’acqua nella zona di Grantortino

 

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La continuità secolare delle colture

 

La zona più conosciuta dove fu iniziata la coltivazione del riso è la pianura a sud di Verona, tra il Po e l’Adige, ad Isola della Scala. È meno conosciuto il fatto che i diritti di irrigare e coltivare il riso vennero concessi contemporaneamente anche nel vicentino, nella zona ad est della città, tra i fiumi Tesina e Brenta. Dalla lettura delle “carte delle acque” della Serenissima si ricava che in questa zona erano molti i beni posseduti sia da patrizi che da monasteri e chiese veneziane. Si comprende facilmente perché in queste zone fossero concessi con generosità privilegi ad altri negati…

Attualmente la coltivazione del riso si è ridotta al comprensorio di Grumolo delle Abbadesse e ad alcuni paesi limitrofi tra i quali Grantorto Vicentino. Grantortino può documentare con certezza la coltivazione del riso dal 1500. La proprietà terriera è infatti passata dal 1400 in poi attraverso solo tre famiglie, facilitando la conservazione dei documenti originali ed ufficiali della Serenissima, attestanti la presenza e l’ubicazione delle “risare”. Tale zona è stata recentemente riconosciuta da Slow Food come area storica di produzione del Vialone Nano e, dunque, tale varietà di riso è salvaguardata dal Presidio.

Attualmente sono ancora utilizzate dall’Azienda Agricola Francesco De Tacchi le antiche “barchesse”, prospicienti il “selese” dove anticamente venivano essiccati i covoni di riso. In passato questi erano trasportati dalle risaie al centro aziendale su dei barconi a fondo piatto trainati da buoi, secondo il modo veneziano di effettuare trasporti. Venezia era pur sempre una Repubblica di mare e come tale ragionava anche nei territori di “terraferma”. Il corso d’acqua, rettificato nel 1500 per questo scopo, si chiama ancor oggi “il Condotto”.

In Azienda si conservano ancora oggi alcuni pezzi della pila da riso e della macina della farina del molino di “tre rode” del 1500. Con la caduta della Serenissima il paese di Grantorto Vicentino, durante la dominazione austriaca, a seguito di una sommossa venne passato sotto la provincia di Padova ed il nome trasformato in Grantortino.

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Antica veduta aziendale

 

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La storia recente

 

Alla fine del 1800, a causa della malaria ed al rischio di contagio dovuto alla grande quantità di zanzare presenti nei campi, le risaie furono trasformate in prati irrigui e le famiglie curate con il chinino che, non essendo ancora reperibile in Veneto, fu portato direttamente da Vienna dall’attuale proprietà De Tacchi.

Durante la prima guerra mondiale la villa ed i fabbricati aziendali furono adibiti ad ospedale militare, e si conservano ancora alcune testimonianze scritte sui muri di ingresso. Lo stesso avvenne durante la seconda guerra mondiale: i fabbricati furono occupati dall’esercito tedesco che li adibì a quartier generale e a deposito di munizioni. Nonostante minacce di distruzione, fortunatamente l’esercito si ritirò senza compiere devastazioni.

Attualmente, seguendo le indicazioni delle antiche “carte delle acque” della Serenissima e la tradizione che dice “dove cresce l’erba cresce il riso”, sono state ripristinate dopo cento anni le vecchie risaie della Repubblica Veneta e riprese le antiche tradizioni.

In questa ottica di valorizzazione delle antiche colture è stato deciso di sviluppare la coltivazione di due varietà di mais tipicamente locali, ovvero il Maranello e il Biancoperla, per riportare sulle nostre tavole i sapori della classica cucina veneta.

Riseria De Tacchi, Grumolo delle Abadesse © Franco Tanel /D-Day

 

Veduta aziendale con il riso maturo